In quarantena ho imparato... ad avere paura

In quarantena ho imparato a fare il pane. Non l'avevo mai fatto in quarantun anni. Non ci avevo mai pensato. Non ne avevo mai avuto bisogno. Fare il pane distende i nervi. O, almeno, così succede ai miei. Menomale. Ce n'è bisogno.

In quarantena ho imparato a fare la maestra. La didattica a distanza è lasciata in balia della discrezionalità di dirigenti a volte incompetenti.

In quarantena ho imparato che quello che crei in anni di lavoro può andare a rotoli nel tempo di una conferenza stampa. E tu devi reinventarti, per stare a galla.

In quarantena ho imparato a galleggiare come non mai, a studiare ambiti affini a quello che io amo del turismo e dei viaggi, per il quale lo studio migliore sta nel fare la valigia e partire.

In quarantena ho imparato che senza creatività non puoi fare la libera professione.

In quarantena ho imparato che la diretta su Instagram alle sei del pomeriggio meglio di no: la fanno già tutti.

In quarantena ho imparato che tre ore da sola, per lavorare, valgono più di otto o nove o dieci coi figli in casa, i device accesi, la didattica a distanza, i Me contro Te, la fame, la noia, la pioggia e la fortuna di un piccolo giardino.

In quarantena ho imparato che nessuno è qualcuno da solo. Che in una coppia coi figli bisogna ripartirsi i compiti secondo le proprie attitudini. Che nel lavoro bisogna delegare ciò che è meno affine alle proprie caratteristiche. In tempi di pandemia ancor di più.

In quarantena ho imparato ad avere paura. A convivere con la paura.

Paura di non farcela a portare la pagnotta a casa a fine mese, paura che quando non ci sarà più "la paghetta di Conte" sarà ancora peggio, se il turismo non sarà ancora ripartito.

Paura che un intero settore possa implodere. E lo so che l'Italia è stato il Paese più visitato al mondo, nel 2019. Ma nel 2020 i chiari di Luna sono differenti.

Io ho paura. Paura di perdere la mia competitività, coi figli a casa che mi succhiano energie.

Paura di non avere più idee o di non avere più il tempo buono, pulito, silenzioso, per metterle nero su bianco.

Io ho paura. Non l'avevo mai avuta.

Non quando mi sono laureata e mi sono messa a cercare lavoro: sapevo di avere una laurea forte dalla mia. Mi sbagliavo, ma non lo sapevo.

Non quando ho deciso che passare di contrattino in contrattino in azienda era assurdo. Se una cosa mi riesce bene e facile è studiare. Il mondo dei concorsi non mi spaventava e avevo ragione.

Non quando mi sono licenziata: se per il blog avevo richieste di collaborazione quando mi ci dedicavo nel tempo libero, ero certa che ne avrei avute molte di più applicandomici a tempo pieno. Pieno... pieno si fa per dire, ma mi avete capito, giusto?

Adesso ho paura. La pandemia vista da una mamma blogger che scrive e ha sempre scritto per lo più di viaggi è un'enorme bolla con un punto interrogativo al suo interno.

Perché il turismo ripartirà a breve, ma le scuole no. E la mia paura più grossa è quella di non essere più lavorativamente competitiva per via dei miei figli, perché lo smart working coi figli in casa non è affatto banale. Perché in quello che per me è sempre stato l'ufficio (e, in realtà, è la mia cucina) ci sono un quattrenne che guarderebbe i Me contro Te da mattina a sera e un ottenne che fa i compiti in un'ora. E il resto TV. E io sono in mezzo a due rumori, a due ronzii, a due fuochi che mi tolgono l'attenzione, che hanno fame, sete, noia, che mi fanno scrivere due parole giuste e tre sbagliate.

Ho paura e lo urlo al mondo. Ho paura, ma la quarantena mi ha insegnato, ormai, a conviverci, a galleggiare. Non è facile arrendersi alla paura, non è facile galleggiare vicino alla boa quando hai sempre veleggiato verso il largo, ma credo (spero!) che già ammettendolo sia issare un paletto, sia legare una cordicella a quella boa e vedere di andare un po' più lontano.

Nonostante i rumori, nonostante i sottofondi. Le idee continuano a esserci e ad apparirne sempre di nuove. Manca il tempo di mettere i progetti nero su bianco, ma imparerò a fare anche quello. Sarà una nuova sfida.

Perché se la quarantena mi ha insegnato a convivere con la paura, non arrendermi fa parte della mia natura di combattente. GOGOGO a me e a tutte le mamme che tre mesi fa erano libere professioniste coraggiose e fiere e che adesso galleggiano nel mare della paura.

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